Un passo dopo l’altro, lungo la salita. La fila s’inoltra dentro il bosco: la sensazione è strana. È una manifestazione? Sembra di sì: lo dicono le magliette “Sì a Comboé – No alla strada”, lo dicono i cappelli gialli con visiera di Legambiente, che ci sono stati distribuiti alla partenza. Ma sembra un po’ una gita, forse una processione. Il passo è lento, le facce contente. È facile scambiare quattro chiacchiere: c’è voglia di comunità. Gli amici del vallone sono presenti in duecento: si tratta di uomini e donne diversi per età, per professione… La prima foto di questo articolo, non a caso, è dedicata a una bambina ancora troppo piccola per aver fatto la strada con le sue gambe. La seconda, invece, ritrae alcuni fra i musicisti che hanno suonato per Comboé all’Espace populaire (tre IubalFolk + Riccardo Beltramo), col vallone sullo sfondo. Ma la compagnia è numerosa.
Dopo la fatica della camminata, raggiunto il vallone, ci si adagia sull’erba. Chi vuole partecipa alla Messa celebrata da don Perruquet.
Chi ha fame aspetta la polenta, con contorno di salsiccetta e spezzatino. Alcuni paioli stanno già fumando da un pezzo. Un banchetto viene improvvisato su un tavolato di legno: è possibile fare un’offerta, ritirare una maglietta… Lasciando vagare lo sguardo sui monti, verso le guglie della Becca di Nona, si può distinguere l’ombra nera del ponte tibetano.
Subito sopra l’alpeggio c’è un laghetto. Più a valle, altri specchi d’acqua, piccini, e il percorso del torrente Comboé, che scorre lungo il piano e si meandrizza, curvando in qua e in là con elegante disegno. Va giù, tranquillamente, verso il gradino glaciale che introduce alla valle. Per superare il dislivello, il Comboé non ha problemi: fa una bella cascata. Ma la strada, che proprio di laggiù dovrebbe salire, avrà bisogno di tornanti e muraglioni.
Dopo pranzo è prevista una puntata al sito dove dovrebbe sorgere il cantiere. Il tempo, però, finora molto bello, è guastato dal sopraggiungere di alcuni nuvoloni. Probabilmente pioverà. Così rimandiamo il sopralluogo alla prossima Marcia e ascoltiamo Francesco, in piedi su un grosso pietrone, che ci parla della strada.
È poi il turno di un geologo, che ci racconta il passato e il presente dei luoghi che ci circondano. Più tardi ci accompagnerà al colle finestra, sulla via del ritorno, per farci osservare il gradino glaciale dall’alto.
Comboé è una zona di confine: i monti che ci stanno davanti sono un pezzo d’Africa, quelli alle nostre spalle costituivano il fondale dell’antichissimo oceano piemontese. La zona è considerata molto importante per la geologia. Ci vengono indicate una grossa frana, tante piccole morene, alcuni massi erratici, la balza rocciosa sotto il rifugio Arbolle (di origine africana) e il gradino glaciale (un tempo oceano piemontese): entrambi hanno resistito all’erosione del ghiacciaio e quindi ora spiccano sul resto del vallone. Ci viene spiegato come la strada sarebbe pericolosa per l’equilibrio geologico della zona, perché incrocerebbe almeno due volte la frana della Becca di Nona.
E poi si ritorna a valle. Alla fine la pioggia non c’è stata. Io mi riprometto di tornare presto, magari in settimana. In attesa della prossima Marcia.
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